MOLISE
Che la regione Molise basi la propria economia sull'agricoltura, che la viticoltura per quanto limitata per estensione vi sia praticata da tempo immemorabile, che da sempre sia dato trovare vini molisani di buona qualità sono tutti dati di fatto. Ma la lentezza della necessaria modernizzazione colturale e dell'aggiornamento produttivo, la scarsa vocazione alla commercializzazione e la relativa lenta adozione delle DOC approvate appaiono enigmatiche. In realtà una spiegazione si può trovare nell'estesa produzione per uso domestico, nel frazionamento dei vigneti (molti di estensione inferiore a mezzo ettaro) nel ritardo di adattamento delle infrastrutture alle esigenze commerciali; quanto alla soluzione dell’enigma, essa sembra già avviata attraverso l'impianto di nuovi vigneti, in specie nelle pianure costiere. Comunque la produzione di vini molisani è circa lo 0,6% di quella nazionale: modesta anche se rapportata alla limitata estensione territoriale. La piccola regione occupa un territorio che dalla costa adriatica risale fino al crinale della catena appenninica del Sannio, spartiacque oltre il quale ridiscende sul versante tirrenico a occupare gli alti bacini dei fiumi Volturno e Tammaro. Fertili plaghe costiere, monti fino a 2000 m, alte pianure influenzate dal soffio caldo del Tirreno compongono un mosaico di microclimi e di suoli nei quali la vite è stata ubicata laddove poteva meglio attecchire: prevalentemente sulle basse colline e sulla pianura alluvionale della provincia di Campobasso e poi sulle colline del Sannio e sui depositi alluvionali del Volturno e degli altri corsi d’acqua della provincia di Isernia. I colli e le piane costiere di Campobasso ostentano tralicci, che hanno rimpiazzato le colture ad alberello, sui quali allignano vitigni con uve a bacca rossa come il Montepulciano e l'Aglianico, che hanno sostituito in gran parte il Sangiovese della vecchia tradizione, e con uve a bacca bianca i cui vigneti risalgono fino a 600 m.di altitudine, come il Trebbiano Toscano (in prevalenza), il Bombino Bianco, la Malvasia Bianca e la Falanghina, forse residua fra le quasi scomparse colture autoctone e comunque assente dai disciplinari DOC attuali. Ne derivano i vini a DOC Biferno Bianco, Rosso e Rosato, il Ramitello Bianco e prodotti non classificabili fra cui dei rossi sperimentali da Aglianico in purezza. La provincia di Isernia, con escursioni termiche pronunciate, e in ritardo nell'ammodernamento dei suoi vigneti, fra i quali tuttavia esistono recenti impianti di Trebbiano Toscano. I vitigni prevalenti sono, oltre al Trebbiano, il Bombino Bianco il Montepulciano e il Sangiovese a frutto rosso. Ne derivano i vini DOC Pentro (di Isernia) Rosso, Rosato e Bianco, finora poco prodotti, e vini che attingono anche a uve diverse fra quelle raccomandate o approvate che comprendono varietà in corso di diffusione un po' ovunque, come i Cabernet, i Pinot, i Riesling e altri. I disciplinari ufficiali hanno ricondotto la designazione dei vini molisani alle due DOC che seguono, la prima derivante dal nome d'un fiume (quindi geografica), l'altra dal nome di una tribù sannitica che popolo i colli d'Isernia (quindi storica).