MARCHE
La regione, che occupa il versante adriatico dell'Appennino umbro-marchigiano dallo spartiacque al mare, ha configurazione interamente montuosa (31,2 % del territorio) e collinare (68,8%) non disponendo di pianure nemmeno in prossimità della costa. Il territorio è limitato a settentrione in parte dall'Emilia-Romagna; a occidente la maggior parte dell'estensione territoriale confina con l'Umbria salvo per uno stretto saliente di territorio toscano nel tratto più settentrionale e un breve contatto con il Lazio nel tratto più meridionale; a sud il territorio marchigiano e limitato dall'Abruzzo. Il vigneto Marche che, considerati i suoi limiti territoriali, produce una ragguardevole quantità di vini, anche in relazione alla produzione nazionale di cui rappresenta dal 3 al 4%, è costituito da vitigni in buona parte specifici e da altri, numerosi, che compongono un quadro viticolo alquanto complesso. Le zone di coltivazione, tutte vocate per natura del suolo e per caratteri climatici, occupano per lo più l’intera fascia collinare mediana della regione tra le Montagne dell'Appennino e la costa Adriatica, si estendono all'altura costiera del Conero e spaziano verso occidente nella zona pedemontana del Maceratese a est dell'alto corso del fiume Esino, all'imbocco delle vallate dei fiumi Potenza e Chienti. Buoni nel complesso il livello tecnico delle cantine, delle cooperative e l a qualità degli impianti viticoli specializzati, che sono per lo più a coltivazione verticale (doppio arco, doppio capovolto) e appaiono spesso predisposti per la meccanizzazione (sesti larghi) delle operazioni colturali. Nelle zone meridionali adiacenti al territorio dell'Abruzzo sono abbastanza diffuse anche le coltivazioni del vitigno Trebbiano col sistema a "tendone". I vitigni più estesamente coltivati sono i rossi Sangiovese e Montepulciano poi i bianchi Trebbiano Toscano e Verdicchio, quest'ultimo in netto predominio sulle colline centrali nelle zone di lesi e Matelica. Ma poi vanno ricordati come significativi nella tradizione regionale il Bianchello o Biancame (detto anche localmente Passerina), il Lacrima di Morro, il Pecorino Bianco e ancora il Maceratino, la Vernaccia Nera e molti altri: una gamma che consente numerose vinificazioni differenziate, non tutte riconducibili nell'ambito dei disciplinari delle DOC approvate. Pesaro e Urbino includono nella loro provincia la plaga più settentrionale della regione che condivide con la Romagna, con la quale confina, affinità pedoclimatiche e colturali: vi predomina infatti il vitigno Sangiovese accanto però al Montepulciano, più tipicamente marchigiano, e agli importati Cabernet e Merlot, che sono valsi a conferire a certi vini rossi delle note particolari. Il bianco Bianchello o Biancame ha qui il suo terreno d'elezione, talvolta in alternanza con vitigni minoritari come l'Albana, il Malvasia del Chianti, il Trebbiano Toscano e il Verdicchio. I principali vini della provincia sono in primo luogo il Sangiovese dei Colli Pesaresi (DOC) e il Bianchello del Metauro (DOC), poi il Montepulciano dei Colli Pesaresi. I Castelli di lesi costituiscono una zona tipica della provincia di Ancona dove predomina il Verdicchio e dove i suoli asciutti di certe colline attorno a Morro d'Alba ospitano i vigneti del curioso Lacrirrla Rosso, da cui il vino DOC Lacrima di Morro. Soprattutto a ovest di Jesi, a circa 20-30 chilometri dalla costa, sulle sponde del fiume Esino, a 200-500 metri di altitudine si trovano le vigne classiche da cui deriva il vino Verdicchio dei Castelli di Jesi (DOC). Non mancano i vigneti di varietà a bacca rossa, Sangiovese e Montepulciano, da cui si produce il vino Rosso Piceno e la cui area di produzione a DOC si estende poi ben oltre questa zona, al Maceratese, al Piceno. Il Conero, a ridosso del capoluogo regionale, ha una speciale costituzione geologica per la sua struttura montuosa a ridosso del mare coperta da terreni calcarei dove la vite trova un habitat particolarmente favorevole. Vi prosperano vigneti di Montepulciano accompagnati da un poco di Sangiovese da cui si ottiene il vino D.O.C. Rosso Conero. Il Maceratese si estende nella zona che dalla costa all'Appennino va allargandosi a ricomprendere aree vinicole diverse e particolari come quella della Vernaccia di Serrapetrona o quella del Verdicchio di Matelica, entrambi vini con tanto di DOC che ne stabiliscono la precisa e limitata provenienza e la derivazione (almeno preponderante) dai vitigni omonimi. I vitigni a bacca rossa Sangiovese e Montepulciano, coltivati in tutto il territorio del Maceratese, producono Rosso Piceno; quelli a frutto bianco Trebbiano Toscano, Maceratino, Malvasia Toscana e Verdicchio producono Bianco dei Colli Maceratesi (DOC). Si può evidenziare anche la presenza nel vigneto maceratese di vitigni locali residui come Passerina e Pecorino e ancora Grechetto, Moscato, Pinot Bianco e persino un po' di Picolit, vitigni che rappresentano delle curiosità per vini di scarsa diffusione, talvolta interessanti. Il Piceno e la zona più meridionale che tocca il confine abruzzese. Sulle sue colline, tra 1’Adriatico e l'alta catena dei monti Sibillini, si coltivano splendidi vigneti, maestosamente ordinati e assai produttivi, al punto di dare origine a circa la metà del vino marchigiano. L'intera plaga e ammessa alla produzione del vino DOC Falerio dei Colli Ascolani, un bianco di lunga tradizione e di qualità mediamente buona, talvolta ottima, da uve di Trebbiano Toscano che e in prevalenza nei vigneti dove allignano, purtroppo minoritari, altri vitigni a bacca bianca come Passerina, Verdicchio, Pecorino, Pinot Bianco e Malvasia Toscana. A frutto rosso i vitigni sono Montepulciano e Sangiovese da cui, con piccole aggiunte di altre uve, deriva l'altro DOC, quel Rosso Piceno già più volte nominato in quanto producibile in quasi tutta la regione. Quasi ovunque nelle Marche si producono, soprattutto a livello familiare, e sono reperibili due vini speciali: il Vin Santo e il Vin Cotto. Il Vin Santo è simile a quello toscano, da dessert o da fuori pasto. Il tradizionale Vin Cotto si produce con un procedimento antico da mosto cotto unito a mosto crudo e ha elevata gradazione alcolica, gusto di passito con sfumature e sentori di bruciato e si beve più come corroborante che come vino da dessert.