VAL D'AOSTA
Un'unica vallata, quella della Dora Baltea, affluente di sinistra del Po, un'unica provincia, tutt'uno con la regione, che prende il nome dal capoluogo Aosta, retta da uno statuto di Regione Autonoma. Picchi e dirupi tra cui spiccano le cime del monte Bianco e del Cervino, ghiacciai e verdi vallate di prati e boschi disegnano un paesaggio la cui fisionomia agricola si delinea nettamente. Pascoli e zootecnia nell'Alta Valle, frutticoltura e vitivinicoltura nella Valle Centrale, fino a quote da eccezione; non deve sorprendere, data l'orografia, la grande prevalenza del settore degli allevamenti (carni, latte e derivati) sulla viticoltura, almeno in termini di prodotto agricolo lordo commerciabile. Tuttavia l'importanza economica del settore non è trascurabile, se si considera che nella valle la vigna occupa zone dove altre colture sarebbero ben difficili, con sistemazioni del terreno e degli impianti viticoli laddove altrimenti non si avrebbero che pietraie franose, e l’effetto è anche paesaggistico: lungo le sponde ripide della Dora, infatti, i sassi sono stati sovrapposti a formare muri a secco e colonne di pietra tagliata sono state costruite e allineate a sostenere le travi che reggono i pergolati, secondo una tradizione secolare. I vini valdostani, che rappresentano in totale lo 0,5% della produzione nazionale e sono largamente insufficienti rispetto al consumo regionale, sono in buona parte a medio e alto livello di pregio. Essi includono dei tipi bianchi, rossi, rosati, secchi, dolci tranquilli, frizzanti, una gamma completa che si vende bene a visitatori e acquirenti forestieri: specialmente grazie alla nuova regolamentazione relativa alle DOC della regione, che ha notevolmente ampliato il settore dei vini "d'origine" ridando impulso a certe cultivar autoctone e grazie a una politica regionale che ha favorito la ricerca, l'assistenza tecnica e l'associazionismo (o cooperativismo). Ciò ha ridato fiducia e determinazione ai numerosissimi vignerons che faticosamente coltivano piccoli appezzamenti in posizioni disagevoli, difficilmente meccanizabili, tali da non poter costituire reddito di per sè soddisfacente, e che quindi sono costretti a lavorare in vigna part time. Forse non è questa l'ultima delle ragioni per cui i vini valdostani sono così tipici e conservano il pregio dei caratteri tradizionali, ma è certamente il motivo della presenza costante di alcuni vitigni autoctoni e di cloni molto particolari di vitigni importati fin da tempi remoti (senza con ciò escludere l'introduzione, non sempre solo sperimentale di vitigni forestieri pregiati). Parecchio merito va anche attribuito al Centro di Ricerche per la Viticoltura di Montagna, il C.E.R.V.I.M. Sono più di una ventina i vitigni raccomandati o autorizzati nella valle; di questi i ricercatori indicano come storicamente autoctoni il Blanc de Morgex, il Petit Rouge, il Vien de Nus e il Neyret; ma come di antico adattamento, e quindi assolutamente tipici, vanno certamente indicati il Picoutener o Picotendro che è una cultivar locale del Nebbiolo, il Muscat de Chambave e ancora fra i raccomandati il Fumin Rosso, il Malvasia di Nus e il Petit Arvine Bianco. Tra le varietà di questi vitigni di cui si riscontra la coltivazione: Prie' Blanc, Prie' Rouge, Cornallin Gris, Mayolet Gris. Ma poi sono presenti Dolcetto, Freisa, Gamay, Merlot, Pinot Nero, Syrah (rossi) e ancora Chardonnay, Muller Thurgau, Pinot Bianco, Pinot Grigio (bianchi). Nell'area vitivinicola, situata nella Valle Centrale, la vite trova ambiente favorevole nelle posizioni dette adret, ossia esposte a mezzogiorno, specie dove la conformazione montagnosa costituisce delle quinte naturali che deviano i venti. Variano, nelle diverse zone, l'altitudine, la piovosità e la costituzione del terreno, che proviene da diverse formazioni rocciose. Nella Valle Superiore, dalle pendici del monte Bianco alla gola di Runaz, la viticoltura si è sviluppata soprattutto nella zona anticamente detta Valdigne, intorno a Morgex e La Salle, dove la valle è meno stretta. Si tratta di vigneti considerabili come i più elevati d'Europa, impiantati tra i 900 e i 1300 m di altitudine, allevati a forma di basse pergole e costituiti dal vitigno attualmente denominato Blanc de Morgex, lo storico Blanc de Valdigne. Da qui provengono vini bianchi delicati, di aroma leggero, aciduli. Nella Valle Centrale, fra Avise e Saint Vincent, calda d'estate con clima alquanto secco, si coltivano, soprattutto ad altitudini variabili fra i 500 e i 700 m, vitigni a frutto rosso come Petit Rouge, Enfer d'Arvier, Torrette e Chambave Rouge, che danno Tini rossi corposi e profumati, e vitigni a frutto bianco come Pinot Grigio (detto localmente anche Malvoisie) e Moscato Bianco, che danno vini dolci come il Moscato e il Moscato Passito di Chambave e il Malvoisie e Malvoisie Passito di Nus. Nella Valle Centrale le condizioni sono adatte anche a vitigni non autoctoni come Pinot Noir, Muller Thurgau Gamay e altri. La Valle Inferiore, da Saint Vincent a Donnas fino al confine del Piemonte è la zona più larga della valle dove predomina il vitigno Picoutener, cultivar locale del Nebbiolo che occupa vigneti più estesi ad altitudini moderate fra i 300 e i 400 m insieme ad altri vitigni in minoranza (Pinot Nero, Neyret, Freisa, Dolcetto) da cui principalmente derivano soprattutto i vini rossi Donnas e Arnad-Montjovet . I1 nuovo disciplinare di produzione a carattere regionale, che fa precedere a tutti i vini classificati come DOC la dizione è Valle d’Aosta" o Vallée d'Aoste" seguita o meno da specificazione di vitigni o accompagnata da menzioni geografiche, ha praticamente incluso tutta la produzione vitivinicola della valle per i vigneti iscritti all’albo. Questo è un vantaggio per i produttori, che possono in tal modo aumentare la percentuale di vini etichettati come DOC, ma crea un certo imbarazzo al critico e al degustatore che vorrebbero riconoscere, al di là dell’origine geografica generica e di qualche indicazione di vitigno non sempre autoctono, una fisionomia e una qualificazione dei vini più caratteristici di provenienza più specifica e di valori organolettici più spiccati. Nel vasto repertorio delle attuali possibili DOC occorre quindi, tener presenti le denominazioni che si riferiscono a vini specifici, tradizionali e caratteristici da vitigni autoctoni o da clonazioni di cultivar con particolari, antichi adattamenti locali. Ciò se si vuole evidenziare, all infuori di ogni questione commerciale di garanzia generica di provenienza' l'autentica caratteristica dei vini più ragguardevoli.