SARDEGNA
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Seconda isola del Mediterraneo, a 180 km dalla Toscana, a 250 dalla costa tunisina e 350 da quella francese e dalle Baleari (Spagna), la Sardegna è una concentrazione di massicci scistosi e granitici di 600 milioni di anni fà, rotti da fraglie, dai levigati, fratturati contorni: non c'è pace fra le rocce del centro e del nord est. mentre a ovest si ergono accumulazioni vulcaniche. Terra caparbia e schietta, bonificata in vaste zone, e sviluppata industrialmente e turisticamente. Coste che si rincorrono per 1.896 km; gruppi montuosi talvolta inaccessibili: al centro della Barbagia il Gennargentu è il complesso piu maestoso, con la punta piu alta dell'isola: La Marmora, 1.834 m. I laghi (in gran parte artificiali) non mancano, e nemmeno i fiumi, per quanto modesti (Flumendosa, Tirso, Coghinas) a causa delle poche piogge. Seconda regione mineraria italiana, dopo la Toscana, il maggior giacimento di lignite è nel Sulcis; nell'Iglesiente si estrae zinco, piombo, antimonio. Anche il sale è fonte di reddito, come l'allevamento di ovini e caprini. Agricoltura nelle piane, con la produzione di uva, agrumi, carciofi, riso, tabacco, e la floricoltura. Pregiate le querce da sughero. Le coste presentano in molte zone i piu bei panorami d'Europa, nomi celebri si ritrovano soprattutto a nord-est: Costa Smeralda, Golfo degli Aranci, Porto Rotondo, Porto Cervo, Arzachena, Santa Teresa di Gallura, un nugolo di isole, tra cui la Maddalena e Caprera. In Sardegna non si va solo al mare, ma anche per ritrovare i segni delle antiche civilta mediterranee.

Le feste.
Sagra di Sant'Efisio a Cagliari (il primo maggio) con "traccas" (carri coperti) e gruppi in costume; cavalli, balli, canti popolari nella cavalcata sarda a Sassari, che si tiene la penultima domenica di maggio; la corsa dei pescatori scalzi a Cabras (Oristano) per ricordare il salvataggio della statua di Cristo dai pirati saraceni, la prima domenica di settembre.

Artigianato. Tappeti tessuti "unu in dente" con lana sarda a Isili (NU), cassepanche di castagno sardo intarsiate e scolpite a Pirri (CA); "barbaricine" (cassepanche) nel Nuorese; cesteria in fibra di asfodelo a ollolai (NU).

Proverbio. Si ti dat e calche s'ainu 'bon bilu torres (Se ti da un calcio l'asino non restituirglielo).

Si mangia. Circondata dal mare, ha una cucina prevalentemente di terra. Alla larga dal mare, poteva essere un motto per generazioni di sardi: da lì potevano arrivare solo invasori, e le paludi costiere regalavano malaria. Ora, con i turisti, ci sono anche i piatti di pesce, con aragoste e altre prelibatezze, ma non sono tradizionali. La civiltà pastorale ha imposto l'uso dello spiedo: agnelli, capretti e maialini da latte (i porceddu), cotti al fuoco odoroso di mirto e ginepro, hanno una fragranza particolare. La carne di manzo è praticamente ignota. Molto apprezzato il tipico pane chiamato "carta da musica", nato per i lunghi soggiorni al pascolo dei pastori; secco, sottilissimo, croccante, si conserva bene, si mangia ammorbidito con acqua e può entrare in primi piatti come il "pane frattau", con uova, pomodoro e, forrmaggio pecorino.
Non mancano le paste ripiene (angiulottus o culingiones), spesso di magro, ma ovunque sono diffusi i malloreddus (dal latino malleolus per la forma rotondeggiante), piccoli gnocchetti serviti con un sugo di pomodoro e salsiccia. Tra i dolci, da segnalare le seadas, ravioloni farciti di formaggio, fritti nell'olio e serviti ricoperti di miele (preferibilmente amaro, di corbezzolo). Riuniscono i gusti dolce, salato e amaro. Valida la produzione di torroni (zona di Tonara) e di amaretti (oliena). Altri dolci tipici sono i Sospiri di ozieri, i pabassinos, i candelaus: spesso sono con pasta di mandorle, miele, scorze d'agrumi, acqua di fiori d'arancio.

Si beve. La Sardegna, per il vino, è ancor piu isolata. Ha vitigni autoctoni o portati dagli invasori (Monica, Cannonau e Giro dagli Spagnoli nel XV secolo). Grande vino sardo è la Vernaccia di Oristano, che meriterebbe maggiore fama. I turisti la bevono come aperitivo, o su certi piatti di mare, ma a casa la dimenticano. E' un peccato, perchè è imparentata con lo Sherry spagnolo e anche nella vinificazione ne ricorda il metodo (solera). Il disciplinare della Vernaccia di Oristano comprende sedici comuni della bassa valle del Tirso. Il mosto è posto in piccoli barili a doghe strette, per favorire l'evaporazione e aumentare il tasso alcolico. Nei barili, sulla superficie del vino si forma il "flor" (Sncchn'omices rouxii), che metabolizza varie componenti del vino, lasciandolo secco. La Vernaccia ha sempre bisogno di sole. Nell'oristanese le cantine sono collocate a livello del suolo, basse, con aperture per far passare il calore del sole. Dopo due anni di travasi in botti sempre piu piccole, è pronta. Ma gli anni diventano tre per la versione "superiore" (gradazione minima 15,5 gradi) e arrivano a quattro per la "riserva" (gradazione 16). In commercio vi sono altri due tipi di Vernaccia, rinforzati con alcool da vino: il liquoroso dolce e il liquoroso dry (almeno 18 gradi). La Vernaccia è fra i vini italiani piu longevi (da meditazione, si usa dire), di colore giallo-dorato tendente all'ambra col passare degli anni, e con un profumo ricco e complesso di fiori di mandorlo.