

sinistra
(Pellice, Chisone, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Orco, Dora Baltea, Sesia,
Toce, Ticino) e da destra (Tanaro, Scrivia, Bormida), e le acque irrompono
in una pianura fertile, ricca soprattutto a nord del grande fiume di frumento
e mais e di risaie (Vercellese e Novarese), irrigate anche da un efficace
sistema di canali (il Cavour, 32 km, collega il Ticino e il Po). Regione
adagiata fra i rilievi dell’Appennino Ligure, le Alpi occidentali, i bastioni
del gran Paradiso e che sfocia verso oriente della Pianura Padana. Terra
di industrie automobilistiche ma anche generosa dispensatrice di vini straordinari
(Langhe, Astigiano, Monferrato) e accostata alla Francia a ovest, alla
Valle d’Aosta e anche alla Svizzera a nord, alla Liguria a sud, addossata
alla Lombardia, e per un breve tratto all’Emilia, a est. Bagnato dalla
costa ovest del Lago Maggiore, quella più bella e più frequentata,
il Piemonte ha modesti specchi d’acqua: Orta, Viverone, Avigliana, Candia,
oltre a numerosi laghetti alpini. Industria e agricoltura si sobbarcano
in buona parte il reddito regionale, ma
anche
il turismo sta crescendo considerevolmente.
piemontese,
col rischio di naufragare dopo gli antipasti (almeno cinque, in genere,
ma spesso più numerosi) senza avere la forza di nuotare nel mare
magnum dei piatti successivi. I risotti e le paste (i sublimi
tajarìn langaroli, conditi al brucio, con sugo d’arrosto, e con
burro e tartufo, gli agnolotti il cui ripieno varia da paese a paese),
i bolliti con le loro salse canoniche, gli arrosti, la finanziera. Mettiamoci
di sfuggita anche la gran varietà di formaggi e dolci e il quadro
sarà completo. Come piatto da raccontare abbiamo scelto la bagna
calda, pur sapendo che l’aglio divide l’umanità: pro o contro, non
c’è via di mezzo. La bagna caoda (calda) è un intingolo di
olio, aglio e accinghe ed è uno dei pochi piatti piemontesi ad ammettere
l’olio. La presenza di olio e acciughe porta a credere che le origini della
bagna calda siano marinare: in Liguria e in Provenza l’aggiadda e l’aioli
sono parenti della bagna caoda. La consacrazione, in Piemonte, è
dovuta al grande livello delle verdure da intingere: il cardo, specie quello
gobbo di Nizza, i peperoni in particolare. Nel suo
pentolino,
la salsa non deve mai raffreddarsi, ed ecco il fornelletto (la s’cionfeta);
a turno i commensali intingono le verdure: anche ravanelli, verze, broccoli,
finocchi, topinambur, sedani, insalate. Alla fine, nei resti della bagna
chi ha ancora un angolino di stomaco libero può cucinare due uova.
In tempi di fast food dilagante, è opportuno
precisare che la bagna caoda comporta un rito lento, molto pane e molto
vino.